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seconda parte di tre


Nico si  girò  ad ascoltare lo scrittore, era stanco, aveva trottato per tutto il pomeriggio tra un tavolino e l’altro.
- L’assassino mangia il cervello delle sue vittime - lo scrittore aveva una voce forte e profonda - perchè è ossessionato dalle domande irrisolte che, nella sua vita  tormentata , si è fatto sul quella macchina perfetta che abbiamo nella scatola cranica.
L’incontro era finito, ci fu un applauso,  il pubblico si alzò in piedi. Partì  la liturgia degli autografi e delle dediche.
Le nuvole  si erano  messe davanti al sole e  si era alzato un  vento leggero a rinfrescare l’aria. Nico si guardò  intorno per vedere se c’erano ancora bicchieri, andò verso la riva del lago, appoggiato su un tronco c’era un  flute mezzo pieno, versò per terra lo spumante, si fermò ad osservare due anatre in volo.
-  Sai il nome di quel fiore?
Si girò, davanti a lui c’era una ragazza con lo sguardo perso.
- No, a parte le rose e le margherite non conosco i fiori.
- Secondo me sono fiori di loto, ma non so se nel lago Maggiore possono crescere, ma mi sembrano fiori di loto.
La ragazza aveva i capelli corti neri, il naso dritto e la bocca  piccola;  gli occhi, lucidi per l’alcol, non avevano perso la loro luminosità. Nico  la guardò per qualche secondo, e lei si fece guardare.
- Se uno mangia i fiori di loto va fuori di testa, mi sembra di averlo letto  da qualche parte - disse lei, ridendo.- Sono allucinogeni, ti piacerebbe avere un bel trip ?
Nico sorrise e lei si sedette su di una pietra vicino alla riva, lasciava che le piccole onde del lago  le bagnassero le scarpe di tela; alzò la lunga gonna di cotone sopra le ginocchia e chiuse gli occhi per qualche secondo sollevando il mento. Nico l’avrebbe baciata volentieri sulle labbra sottili.
-  Guarda quella piccola foglia che galleggia, vorrei essere piccola , ecco il mio trip ! Vorrei mettermi sopra  e andarmene in giro per il lago, Sai che ogni tanto sogno di essere alta cinque o sei metri e tutti mi guardano e  non so dove mettermi, sono malata vero ?
- Come ti chiami ?- chiese lui.
-  Lisa, e tu ti chiami Nico vero ?
-  Sì come fai a saperlo ? 
- Facevi l’Einstein a Milano vero?
- Sì anche tu ?
- Mi ricordo tu eri in quinta io ero in terza, mi ricordo bene di te, - passò le dita tra i capelli - mi piacevi, avevo pensato anche di dirtelo.
Nico non  cambiò espressione.
- Hai sentito quello che ha detto il tipo...lo scrittore? - chiese lei
-  A pezzi, facevo dentro e fuori  con piatti e bicchieri.
- A me non piace molto, anzi non mi piace per niente.
- Allora perchè sei qui? - Nico  salutò un collega che se ne stava andando che gli rispose con un gesto volgare del tipo “ te la vuoi scopare”.
- Perchè mia madre è l’editor di questo stronzo, anzi  senza mia madre questo deficiente non pubblicherebbe niente, i romanzi hanno successo perchè glieli riscrive lei; - la ragazza inclinò leggermente la testa a destra fissando il vuoto, l’alcol le faceva perdere la concentrazione.- l’ultimo romanzo ha avuto successo perchè il finale l’ha riscritto mia madre, peccato che i soldi vanno tutti a lui.
Una signora grassa, vestita di seta colorata e svolazzante, si avvicinò a Nico chiedendogli da bere; Nico le rispose che non c’era più niente e che la cucina ormai era chiusa. La donna provò ad insistere e lui non la trattò  come una cliente, ma come un’amica noiosa. Lisa scoppiò a ridere e la signora se ne andò via ondeggiando sui tacchi.
-  E’ da tanto che fai il cameriere ?
- L’ho fatto per tre anni su una nave da crociera e adesso sono tre mesi che lavoro per una società che organizza eventi , feste e cazzate  simili.
- Bello !  Una nave da crociera, che figata, avrai visto un sacco di posti fantastici e di persone, - le scappò un piccolo rutto, arrossì - io adoro il mare, adesso vorrei essere sulla spiaggia ad ascoltare le onde.
- E’ bello lavorare su una nave, anche se ti fai un mazzo, si lavora come degli asini ! A me andava bene, non ci stavo più dentro nella mia vita a Milano. Però all’inizio è stato un casino, non avevo mai fatto il cameriere,  poi quando ho preso la mano  per un po’ me la sono goduta, sembrava anche a me di essere in crociera; anche se l’ultimo anno, il terzo,  non ne potevo più di mare cielo,vento, cene, discoteca, teatro e vassoi da portare.
Lisa  si alzò  mise le mani  nell’acqua , abbassandosi  la gonna si bagno non ci fece caso, Nico le si avvicinò, sentì il suo profumo. Gli venne voglia di toccarla.
Nei tre anni passati sulla nave aveva perso la verginità e con quella anche la timidezza. Aveva scelto una preda facile, una lavapiatti rumena, grassotella e con gli occhi spaventati. Si era messo d’impegno come se quella ragazza rappresentasse  il simbolo di tutto quello che c’è di bello nel genere femminile; aveva scritto bigliettini d’amore ridicoli, le aveva sorriso in continuazione, e così aveva raggiunto il suo obiettivo molto prima di quanto pensasse. Dopo la prima conquista, non si era più fermato, aveva affinato la tecnica,  si era creato una strategia usando la sua timidezza per entrare nell'intimità delle sue prede. Tornato a Milano, abbronzato e con lo sguardo affascinante di chi vive alla giornata, si era messo subito con una ragazza, la barista sotto casa. Una ragazza bellissima, con gli occhi verdi , la carnagione scura e un fisico perfetto, ma era durato poco. Non era innamorato, lo aveva fatto per inerzia sulla scia  della sua nuova vita sulla nave. Nico aveva scoperto di non avere  l’animo del seduttore, di chi conquista  una donna dietro l’altra, per fare questo bisogna essere in grado di passare da un soggetto all’altro dimenticandosi subito di quello precedente;  gli rimanevano dentro le paure e i sogni di chi lo aveva abbracciato. In questi ultimi tre anni aveva accumulato troppe emozioni. Aveva provato a sentire negli abbracci solo la carnalità, ma non ne era in grado; Alla fine si era detto allo specchio che non era abbastanza stronzo e forse era meglio stare tranquillo per un po’ di tempo, che quella non era la sua vita.
.- Lavori  o vai all’università?- chiese lui
- Non faccio niente, volevo fare medicina, ma non ho passato il test. Niente di grave perchè non ero molto convinta, fare il medico è una vocazione e io non sarei in grado, almeno penso. A dire la verità non ho le idee chiare, mi piacciono un sacco di cose, ma nessuna in particolare. Se ti faccio l'elenco di tutte le mie presunte passioni ti metti a ridere. In ordini ho pensato di fare: la cuoca, la stilista, il medico, la biologa marina. Ecco forse adesso quello che mi piacerebbe fare adesso è proprio la biologa marina. Ma lasciamo perdere, non concludo mai niente. Almeno tu fai il cameriere, non stai tutto il giorno a guardare il soffitto a far girare a vuoto la fantasia.
  • Sì ma non è che mi piaccia fare il cameriere, guarda.
  • Scusa, dovevo starmene zitta.
Lisa tornò a sedersi sul masso, sollevò come prima la gonna sopra le ginocchia, scoprendo le gambe bianchissime.
-  Tu avevi la Braschi di filosofia vero? - disse,- sai che sono rimasta in contatto con lei, ci scriviamo spesso, mi ha aiutato tantissimo, non a scuola. - Guardò Nico. -  Nella mia vita,ho sempre combinato casini,.- si massaggiò con forza i polpacci,-  tu sai come ti guarda, lei non ti giudica,  non ti dà consigli , ti chiede , ascolta, e ti trasmette la sua serenità. Come dice sempre, “vediamo di risolvere un problema alla volta”, piano piano ti porta a dire i tutto quello che hai dentro. Non lo so, magari le stesse cose dette da un’altra persona non avrebbero lo stesso effetto, io avevo problemi con il mio tipo, e anche con mia madre, ho raccontato tutto a lei , non l’ho detto a nessun altro. Non è stato facile . abbracciò le sue ginocchia,- perchè lei non ti fa contenta non ti dice quello che vuoi sentire, anzi, il contrario, te lo dice con il sorriso tranquilla , ma ti dà di quelle mazzate! Io cazzo all’inizio ho reagito male , non le ho più parlato per un mese, poi sono tornata da lei, sentivo che era la persona giusta .Pensa che un paio di mesi fa suo marito è scappato con un’altra donna e lei niente è andata avanti ad aiutarmi lo stesso, è sempre disponibile, non so come faccia, io la amo !
Nico si mise accovacciato davanti a Lisa
- Mi piace dare un titolo a quello che sento, - disse lui - il titolo potrebbe essere “nessun incontro avviene per caso”,
Lo disse  quasi recitando , senza volerlo, se ne rese conto. Sulla nave da crociera aveva perso la semplicità nel dire le cose.
- Niente avviene per caso, lo pensavo anch’io,- Lisa  sputò su una mano e si pulì una macchiolina di terra sul ginocchio, - è  un modo come un altro per accettare la realtà, uno fa una gran fatica a capire come funzionano le cose, così è più semplice, si dice che c’è un destino, un disegno  superiore e piano piano cade nella tela del ragno. Ci si toglie le responsabilità., credo proprio che sia così.
Nico ci rimase male, la storia del titolo non aveva fatto colpo, non aveva funzionato, di solito colpiva nel segno.
La Braschi - continuò Lisa, -  mi dice sempre-  di non dimenticarsi mai di chiedermi come mi sento, non  intestardirmi a pensare perchè un fatto è successo, ma mi dice di guardare solo agli effetti .  Ci scriviamo quasi ogni giorno
- Mi piacerebbe scrivere alla Braschi, - disse Nico,- se ti va di darmi la sua mail, non le dico che me l’hai detta tu.
- Perchè non importa non è un segreto, è una tipa che non si fa  di certo dei problemi, anzi le farebbe piacere, la mail è  caterinab74@gmail.com, guarda sono sicura.  Dille che tu te l’ho data io.
Nico prese il suo cellulare e segnò la mail,  si sentiva soddisfatto, aveva la mail della  sua professoressa, il sogno segreto delle superiori, era anche contento che fosse rimasta  senza marito.  Si sorprese, era un pensiero cattivo, lo sapeva. Non volle pensarci  e nemmeno  capire da dove nascesse quel pensiero, come se in quel momento non fosse pronto; quasi credesse che la sua insensibilità gli potesse essere utile, anche se non era così stupido da crederci fino in fondo.
- Hai detto che il marito l’ha lasciata, mi dispiace , sarà stata una bella botta, spero che abbia trovato qualcuno con cui stare.
No, è sola,  - rispose Lisa,. non ti posso raccontare, sono cose private; scrivile, chiedi a lei,  comunque è una donna coraggiosa , non si piega certo alla convenzioni e a niente. Hai un sigaretta’?
- Non fumo, se vuoi chiedo a qualche mio collega?
- No lascia stare, ho già un po’ di mal di testa, per colpa di quello scrittore di merda ho bevuto troppo, ti dicevo di Caterina, la prof Braschi, è diventata  una sorella maggiore per me , la sorella che non ho mai avuto e anche  in un certo senso  una madre di riserva.- Fece un sorriso amaro.-  Sai il mio problema ti potrà sembrare assurdo, - Nico  iniziò a guardarla con gli occhi sgranati  e lei andò avanti a raccontare, - mi manca l’aria, faccio una vita in debito d’ossigeno, mi manca quando sono sola, quando non mi sento amata, e mi manca lo stesso quando sento che qualcuno mi ama; anzi in un modo più assurdo, strano , cattivo , feroce. Sento che amarmi possa  diventare inevitabilmente un peso per chi lo fa; sento di essere io un peso ingombrante. Se qualcuno mi ama, deve sopportare  la mia pesantezza, e anche se mi dicono che non è così, mi dicono di piantarla, che mi faccio troppe menate inutili,  che non è difficile amarmi , per me non vero. Sento che prima o poi chi mi vuole bene si stuferà di starmi vicino. Sono seghe mentali, di sicuro, ma io sono convinta, non sono nella testa , ma nelle viscere e quindi ci posso ragionare finchè voglio, ma la cosa non cambia. Nessuno riesce a farmi cambiare . Solo la Braschi mi dà ogni tanto una boccata  di serenità.- Lisa si fermò, Nico non disse niente e allora continuò il discorso. -.Questa cosa mi toglie il respiro, mi si piazza sullo stomaco, come un mucchio di  sporcizia. e allora comincio guardare le persone che mi amano con il microscopio, guardo il loro sguardo, i piccoli gesti, per  capire se cominciano a provare  noia nel volermi bene e mi faccio del male  e divento nervosa e antipatica. Scusa - si alzò in piedi e girò la testa verso il lago- sono ubriaca, non so perchè ti ho detto queste, queste …. stronzate! Scusami
- Io  ho finito di lavorare- disse Nico, provando a far finta di non aver sentito niente, che quel discorso non fosse mai esistito, - devo tornare a Milano, ti posso dare un passaggio, tu sei qui con tuo madre, vero?
- Sì sono con lei, abito in  piazzale Brescia, non so…. tu dove abiti ?
.- Abito in via Cassala, , ma ci passo da piazzale Brescia, dai sarebbe bello così non faccio il viaggio da solo. Devo farti delle domande sulla Braschi , sai avevo un specie di cotta per lei,
Lisa si mise a ridere
- Vado a cercare mia madre.
- Ok io vado in bagno a darmi una lavata, ci vediamo qui.
Nico entrò in cucina appoggiò il flute  sulla lavastoviglie, salutò il cuoco e andò in bagno. Dalla finestrella  vide passare Lisa, stava parlando con una donna, probabilmente era sua madre, gesticolava, non si sentiva cosa stesse dicendo ma di sicuro stava litigando. Le due passarono, e poi uscirono dalla sua visuale. Nico tolse la camicia, faceva tutto velocemente, voleva tornare subito dalla ragazza. Si lavò, mise  la camicia di ricambio, la camicia sporca che  aveva appoggiato sul lavandino cadde  per terra , si abbassò la prese , rialzandosi diede  una testata al lavandino e si fece male. Rimase qualche secondo a bestemmiare  si toccò la fronte e sentì che gli usciva un filo di sangue si guardò allo specchio, si era fatto un piccolo taglio. Prese un fazzoletto di carta tamponò la ferita. Apri l’armadietto sopra il lavandino, era vuoto, mise il fazzoletto in tasca . Uscì dal bagno si infilò nella cucina quasi correndo e uscì . Andò verso la riva del lago , ma Lisa non c’era; passò tra i tavolini,  ormai erano rimaste solo poche persone.
Una vecchia, sola, si alzò dalla sedia, proprio mentre lui stava passando,  fece due passi avanti  barcollando e poi rinculò ripiombando sulla sedia  che sotto il peso delle vecchia  si stava ribaltando all’indietro. Nico d’istinto bloccò la signora e la sedia evitando la caduta . I due si si guardarono in faccia  senza dirsi niente. Poi Nico aprì la bocca.
- Tutto bene signora ? Come sta ?
La vecchia aveva i capelli bianchi con dei riflessi azzurri, la pelle era lucida e cadente come cera sciolta, gli occhi persi nel vuoto.
-  Bene grazie, sto bene, è gentile non si disturbi.
Nico non sapeva cosa fare si guardò intorno,  ad una decina  di metri quattro donne che chiacchieravano e  non si erano accorte di niente.
- Con chi è signora ? Devo chiamare qualcuno?
- Filippo, l’unico è Filippo.
La vecchia provò a rialzarsi , ma non ci riuscì.
- Stia seduta signora, - Nico si abbassò per  farsi sentire meglio,-  ma dov’è il signor Filippo?
- Non lo so.- provò ancora a rialzarsi, - lei è così gentile non si disturbi, ma le scende il sangue dalla testa cosa si è fatto ?.
Aveva gli occhi spaventati e le tremavano le mani. Nico guardò verso il lago e vide Lisa di spalle. Si abbassò di nuovo e guardò gli occhi azzurro chiaro della vecchia.
-  Non è niente signora, è un taglietto,- si pulì il sangue con il fazzoletto di carta, - adesso vado, tra poco torno e vediamo se il signor Filippo è venuto a prenderla.
- Grazie signore, grazie non si deve disturbare, io sto bene. Sono solo stanca, non era interessante, no io non lo leggo il libro,  - una delle signore si staccò dal gruppo e andò verso Nico con un sorriso finto e  indisponente.
- Lasci stare - disse, - grazie ci penso io.
- Sta aspettando un certo Filippo,
- Filippo è suo figlio e vive in Australia, - disse in maniera secca la donna- ci penso io grazie, vada pure.
Nico andò verso la riva del lago, ma Lisa non c‘era più. Tornò indietro andò al parcheggio , ma la ragazza non era nemmeno lì, andò verso i bagni, tornò di corsa sulla  riva  del lago, ma niente , non c’era; ritornò al parcheggio c’erano ancora una decina di auto.. Guardò la camicia, c’era una macchia di sangue sulla manica.
Attraversò il prato  titubante , la vecchia era ancora seduta sulla sedia, mentre la signora era tornata nel gruppo.
- Cosa è successo ? - chiese la vecchia, mentre lui era assorto nei suoi pensieri.
- Niente cercavo una ragazza, con i capelli corti e una gonna lunga marrone chiaro, non la trovo più.
- L’ho vista passare prima, - negli occhi della donna si accese una luce, quasi fosse tornata presente a se stessa,- è andata via, credo sia scappata, mi sembrava triste.
Nico la guardò incredulo, come se avesse assistito alla resurrezione di Lazzaro.
- Guarda che non sono rimbambita, sono stanca e non sto bene, ma quella ragazza l’ho vista era triste. Di sicuro non voleva essere qui, questo non è il suo posto, ci sono delle persone , sono quasi sempre donne, almeno io ho più occhio per le donne, che basta un niente per farle sentire a disagio, quella ragazza è così. Anch’io non voglio più stare qui, non ho capito niente di quello che ha detto quella specie di scrittore da strapazzo. Senti, mio caro,  non so che cosa le mancasse, ma di sicuro mi sembrava un’anima in pena, una di quelle anime che si nascondano, tu la conosci bene ?
- No , rispose Nico, -  l’ho conosciuta adesso.
La vecchia prese il fazzoletto nascosto nella manica del golfino, si soffiò il naso e lo rinfilò nella  manica con un gesto sicuro.
- Perchè la cerchi ?
- Dovevo portarla a Milano, abitiamo tutti e due a Milano, mi ha detto che sarebbe venuta con me.
. Ed è scappata- la vecchia sorrise,- ti ha detto una cosa e ne pensava cinque diverse contemporaneamente- sorrise ancora, ma poi si fece seria,- succede, ci sono donne alle quali un pensiero, una direzione non basta, e tu forse l’hai confusa ancora di più ed è scappata. Sei stato sincero con lei? Non bisogna mai dire le bugie, a me dicono sempre un sacco di bugie per farmi stare buona. Tu sei stato bravo con lei?
- Sì.
- Strano, c’è qualcosa che non capisco era triste e scappava , a anche tu mi sembri troppo nervoso, caro ragazzo mio,hai lo stesso sguardo del mio Filippo, Filippo è scappato e io sono sola adesso.
Nico  sospirò, la donna di prima si staccò ancora dal gruppo e andò verso Nico. Lui se ne andò via , raggiunse il parcheggio. Lisa stava parlando con sua madre appoggiata alla portiera dell’auto, si girò e lo vide, lui si fermò ad una decina di metri, sorrise e aspettò. La madre di Lisa entrò in auto sbattendo la porta, lei rimase qualche secondo immobile, guardò Nico. Lui  andò verso di lei, lei entrò in auto, chiuse la portiera. L’auto partì.



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