Nico
si girò ad ascoltare lo scrittore, era stanco, aveva
trottato per tutto il pomeriggio tra un tavolino e l’altro.
-
L’assassino mangia il cervello delle sue vittime - lo scrittore
aveva una voce forte e profonda - perchè è ossessionato dalle
domande irrisolte che, nella sua vita tormentata , si è fatto
sul quella macchina perfetta che abbiamo nella scatola cranica.
L’incontro
era finito, ci fu un applauso, il pubblico si alzò in piedi.
Partì la liturgia degli autografi e delle dediche.
Le
nuvole si erano messe davanti al sole e si era
alzato un vento leggero a rinfrescare l’aria. Nico si guardò
intorno per vedere se c’erano ancora bicchieri, andò verso
la riva del lago, appoggiato su un tronco c’era un flute
mezzo pieno, versò per terra lo spumante, si fermò ad osservare due
anatre in volo.
-
Sai il nome di quel fiore?
Si
girò, davanti a lui c’era una ragazza con lo sguardo perso.
-
No, a parte le rose e le margherite non conosco i fiori.
-
Secondo me sono fiori di loto, ma non so se nel lago Maggiore possono
crescere, ma mi sembrano fiori di loto.
La
ragazza aveva i capelli corti neri, il naso dritto e la bocca
piccola; gli occhi, lucidi per l’alcol, non avevano
perso la loro luminosità. Nico la guardò per qualche secondo,
e lei si fece guardare.
-
Se uno mangia i fiori di loto va fuori di testa, mi sembra di averlo
letto da qualche parte - disse lei, ridendo.- Sono
allucinogeni, ti piacerebbe avere un bel trip ?
Nico
sorrise e lei si sedette su di una pietra vicino alla riva, lasciava
che le piccole onde del lago le bagnassero le scarpe di tela;
alzò la lunga gonna di cotone sopra le ginocchia e chiuse gli occhi
per qualche secondo sollevando il mento. Nico l’avrebbe baciata
volentieri sulle labbra sottili.
-
Guarda quella piccola foglia che galleggia, vorrei essere
piccola , ecco il mio trip ! Vorrei mettermi sopra e andarmene
in giro per il lago, Sai che ogni tanto sogno di essere alta cinque o
sei metri e tutti mi guardano e non so dove mettermi, sono
malata vero ?
-
Come ti chiami ?- chiese lui.
-
Lisa, e tu ti chiami Nico vero ?
-
Sì come fai a saperlo ?
-
Facevi l’Einstein a Milano vero?
-
Sì anche tu ?
-
Mi ricordo tu eri in quinta io ero in terza, mi ricordo bene di te, -
passò le dita tra i capelli - mi piacevi, avevo pensato anche di
dirtelo.
Nico
non cambiò espressione.
-
Hai sentito quello che ha detto il tipo...lo scrittore? - chiese lei
-
A pezzi, facevo dentro e fuori con piatti e bicchieri.
-
A me non piace molto, anzi non mi piace per niente.
-
Allora perchè sei qui? - Nico salutò un collega che se ne
stava andando che gli rispose con un gesto volgare del tipo “ te la
vuoi scopare”.
-
Perchè mia madre è l’editor di questo stronzo, anzi senza
mia madre questo deficiente non pubblicherebbe niente, i romanzi
hanno successo perchè glieli riscrive lei; - la ragazza inclinò
leggermente la testa a destra fissando il vuoto, l’alcol le faceva
perdere la concentrazione.- l’ultimo romanzo ha avuto successo
perchè il finale l’ha riscritto mia madre, peccato che i soldi
vanno tutti a lui.
Una
signora grassa, vestita di seta colorata e svolazzante, si avvicinò
a Nico chiedendogli da bere; Nico le rispose che non c’era più
niente e che la cucina ormai era chiusa. La donna provò ad insistere
e lui non la trattò come una cliente, ma come un’amica
noiosa. Lisa scoppiò a ridere e la signora se ne andò via
ondeggiando sui tacchi.
-
E’ da tanto che fai il cameriere ?
-
L’ho fatto per tre anni su una nave da crociera e adesso sono tre
mesi che lavoro per una società che organizza eventi , feste e
cazzate simili.
-
Bello ! Una nave da crociera, che figata, avrai visto un sacco
di posti fantastici e di persone, - le scappò un piccolo rutto,
arrossì - io adoro il mare, adesso vorrei essere sulla spiaggia ad
ascoltare le onde.
-
E’ bello lavorare su una nave, anche se ti fai un mazzo, si lavora
come degli asini ! A me andava bene, non ci stavo più dentro nella
mia vita a Milano. Però all’inizio è stato un casino, non avevo
mai fatto il cameriere, poi quando ho preso la mano per
un po’ me la sono goduta, sembrava anche a me di essere in
crociera; anche se l’ultimo anno, il terzo, non ne potevo più
di mare cielo,vento, cene, discoteca, teatro e vassoi da portare.
Lisa
si alzò mise le mani nell’acqua , abbassandosi
la gonna si bagno non ci fece caso, Nico le si avvicinò, sentì
il suo profumo. Gli venne voglia di toccarla.
Nei
tre anni passati sulla nave aveva perso la verginità e con quella
anche la timidezza. Aveva scelto una preda facile, una lavapiatti
rumena, grassotella e con gli occhi spaventati. Si era messo
d’impegno come se quella ragazza rappresentasse il simbolo di
tutto quello che c’è di bello nel genere femminile; aveva scritto
bigliettini d’amore ridicoli, le aveva sorriso in continuazione, e
così aveva raggiunto il suo obiettivo molto prima di quanto
pensasse. Dopo la prima conquista, non si era più fermato, aveva
affinato la tecnica, si era creato una strategia usando la sua
timidezza per entrare nell'intimità delle sue prede. Tornato a
Milano, abbronzato e con lo sguardo affascinante di chi vive alla
giornata, si era messo subito con una ragazza, la barista sotto casa.
Una ragazza bellissima, con gli occhi verdi , la carnagione scura e
un fisico perfetto, ma era durato poco. Non era innamorato, lo aveva
fatto per inerzia sulla scia della sua nuova vita sulla nave.
Nico aveva scoperto di non avere l’animo del seduttore, di
chi conquista una donna dietro l’altra, per fare questo
bisogna essere in grado di passare da un soggetto all’altro
dimenticandosi subito di quello precedente; gli rimanevano
dentro le paure e i sogni di chi lo aveva abbracciato. In questi
ultimi tre anni aveva accumulato troppe emozioni. Aveva provato a
sentire negli abbracci solo la carnalità, ma non ne era in grado;
Alla fine si era detto allo specchio che non era abbastanza stronzo e
forse era meglio stare tranquillo per un po’ di tempo, che quella
non era la sua vita.
.-
Lavori o vai all’università?- chiese lui
-
Non faccio niente, volevo fare medicina, ma non ho passato il test.
Niente di grave perchè non ero molto convinta, fare il medico è una
vocazione e io non sarei in grado, almeno penso. A dire la verità
non ho le idee chiare, mi piacciono un sacco di cose, ma nessuna in
particolare. Se ti faccio l'elenco di tutte le mie presunte passioni
ti metti a ridere. In ordini ho pensato di fare: la cuoca, la
stilista, il medico, la biologa marina. Ecco forse adesso quello che
mi piacerebbe fare adesso è proprio la biologa marina. Ma lasciamo
perdere, non concludo mai niente. Almeno tu fai il cameriere, non
stai tutto il giorno a guardare il soffitto a far girare a vuoto la
fantasia.
- Sì ma non è che mi piaccia fare il cameriere, guarda.
- Scusa, dovevo starmene zitta.
Lisa
tornò a sedersi sul masso, sollevò come prima la gonna sopra le
ginocchia, scoprendo le gambe bianchissime.
-
Tu avevi la Braschi di filosofia vero? - disse,- sai che sono
rimasta in contatto con lei, ci scriviamo spesso, mi ha aiutato
tantissimo, non a scuola. - Guardò Nico. - Nella mia vita,ho
sempre combinato casini,.- si massaggiò con forza i polpacci,- tu
sai come ti guarda, lei non ti giudica, non ti dà consigli ,
ti chiede , ascolta, e ti trasmette la sua serenità. Come dice
sempre, “vediamo di risolvere un problema alla volta”, piano
piano ti porta a dire i tutto quello che hai dentro. Non lo so,
magari le stesse cose dette da un’altra persona non avrebbero lo
stesso effetto, io avevo problemi con il mio tipo, e anche con mia
madre, ho raccontato tutto a lei , non l’ho detto a nessun altro.
Non è stato facile . abbracciò le sue ginocchia,- perchè lei non
ti fa contenta non ti dice quello che vuoi sentire, anzi, il
contrario, te lo dice con il sorriso tranquilla , ma ti dà di quelle
mazzate! Io cazzo all’inizio ho reagito male , non le ho più
parlato per un mese, poi sono tornata da lei, sentivo che era la
persona giusta .Pensa che un paio di mesi fa suo marito è scappato
con un’altra donna e lei niente è andata avanti ad aiutarmi lo
stesso, è sempre disponibile, non so come faccia, io la amo !
Nico
si mise accovacciato davanti a Lisa
-
Mi piace dare un titolo a quello che sento, - disse lui - il titolo
potrebbe essere “nessun incontro avviene per caso”,
Lo
disse quasi recitando , senza volerlo, se ne rese conto. Sulla
nave da crociera aveva perso la semplicità nel dire le cose.
-
Niente avviene per caso, lo pensavo anch’io,- Lisa sputò su
una mano e si pulì una macchiolina di terra sul ginocchio, - è un
modo come un altro per accettare la realtà, uno fa una gran fatica a
capire come funzionano le cose, così è più semplice, si dice che
c’è un destino, un disegno superiore e piano piano cade
nella tela del ragno. Ci si toglie le responsabilità., credo proprio
che sia così.
Nico
ci rimase male, la storia del titolo non aveva fatto colpo, non aveva
funzionato, di solito colpiva nel segno.
La
Braschi - continuò Lisa, - mi dice sempre- di non
dimenticarsi mai di chiedermi come mi sento, non intestardirmi
a pensare perchè un fatto è successo, ma mi dice di guardare solo
agli effetti . Ci scriviamo quasi ogni giorno
-
Mi piacerebbe scrivere alla Braschi, - disse Nico,- se ti va di darmi
la sua mail, non le dico che me l’hai detta tu.
-
Perchè non importa non è un segreto, è una tipa che non si fa di
certo dei problemi, anzi le farebbe piacere, la mail è
caterinab74@gmail.com,
guarda sono sicura. Dille che tu te l’ho data io.
Nico
prese il suo cellulare e segnò la mail, si sentiva
soddisfatto, aveva la mail della sua professoressa, il sogno
segreto delle superiori, era anche contento che fosse rimasta senza
marito. Si sorprese, era un pensiero cattivo, lo sapeva. Non
volle pensarci e nemmeno capire da dove nascesse quel
pensiero, come se in quel momento non fosse pronto; quasi credesse
che la sua insensibilità gli potesse essere utile, anche se non era
così stupido da crederci fino in fondo.
-
Hai detto che il marito l’ha lasciata, mi dispiace , sarà stata
una bella botta, spero che abbia trovato qualcuno con cui stare.
No,
è sola, - rispose Lisa,. non ti posso raccontare, sono cose
private; scrivile, chiedi a lei, comunque è una donna
coraggiosa , non si piega certo alla convenzioni e a niente. Hai un
sigaretta’?
-
Non fumo, se vuoi chiedo a qualche mio collega?
-
No lascia stare, ho già un po’ di mal di testa, per colpa di
quello scrittore di merda ho bevuto troppo, ti dicevo di Caterina, la
prof Braschi, è diventata una sorella maggiore per me , la
sorella che non ho mai avuto e anche in un certo senso una
madre di riserva.- Fece un sorriso amaro.- Sai il mio problema
ti potrà sembrare assurdo, - Nico iniziò a guardarla con gli
occhi sgranati e lei andò avanti a raccontare, - mi manca
l’aria, faccio una vita in debito d’ossigeno, mi manca quando
sono sola, quando non mi sento amata, e mi manca lo stesso quando
sento che qualcuno mi ama; anzi in un modo più assurdo, strano ,
cattivo , feroce. Sento che amarmi possa diventare
inevitabilmente un peso per chi lo fa; sento di essere io un peso
ingombrante. Se qualcuno mi ama, deve sopportare la mia
pesantezza, e anche se mi dicono che non è così, mi dicono di
piantarla, che mi faccio troppe menate inutili, che non è
difficile amarmi , per me non vero. Sento che prima o poi chi mi
vuole bene si stuferà di starmi vicino. Sono seghe mentali, di
sicuro, ma io sono convinta, non sono nella testa , ma nelle viscere
e quindi ci posso ragionare finchè voglio, ma la cosa non cambia.
Nessuno riesce a farmi cambiare . Solo la Braschi mi dà ogni tanto
una boccata di serenità.- Lisa si fermò, Nico non disse
niente e allora continuò il discorso. -.Questa cosa mi toglie il
respiro, mi si piazza sullo stomaco, come un mucchio di sporcizia.
e allora comincio guardare le persone che mi amano con il
microscopio, guardo il loro sguardo, i piccoli gesti, per capire
se cominciano a provare noia nel volermi bene e mi faccio del
male e divento nervosa e antipatica. Scusa - si alzò in piedi
e girò la testa verso il lago- sono ubriaca, non so perchè ti ho
detto queste, queste …. stronzate! Scusami
-
Io ho finito di lavorare- disse Nico, provando a far finta di
non aver sentito niente, che quel discorso non fosse mai esistito, -
devo tornare a Milano, ti posso dare un passaggio, tu sei qui con tuo
madre, vero?
-
Sì sono con lei, abito in piazzale Brescia, non so…. tu dove
abiti ?
.-
Abito in via Cassala, , ma ci passo da piazzale Brescia, dai sarebbe
bello così non faccio il viaggio da solo. Devo farti delle domande
sulla Braschi , sai avevo un specie di cotta per lei,
Lisa
si mise a ridere
-
Vado a cercare mia madre.
-
Ok io vado in bagno a darmi una lavata, ci vediamo qui.
Nico
entrò in cucina appoggiò il flute sulla lavastoviglie, salutò
il cuoco e andò in bagno. Dalla finestrella vide passare Lisa,
stava parlando con una donna, probabilmente era sua madre,
gesticolava, non si sentiva cosa stesse dicendo ma di sicuro stava
litigando. Le due passarono, e poi uscirono dalla sua visuale. Nico
tolse la camicia, faceva tutto velocemente, voleva tornare subito
dalla ragazza. Si lavò, mise la camicia di ricambio, la
camicia sporca che aveva appoggiato sul lavandino cadde per
terra , si abbassò la prese , rialzandosi diede una testata al
lavandino e si fece male. Rimase qualche secondo a bestemmiare si
toccò la fronte e sentì che gli usciva un filo di sangue si guardò
allo specchio, si era fatto un piccolo taglio. Prese un fazzoletto di
carta tamponò la ferita. Apri l’armadietto sopra il lavandino, era
vuoto, mise il fazzoletto in tasca . Uscì dal bagno si infilò nella
cucina quasi correndo e uscì . Andò verso la riva del lago , ma
Lisa non c’era; passò tra i tavolini, ormai erano rimaste
solo poche persone.
Una
vecchia, sola, si alzò dalla sedia, proprio mentre lui stava
passando, fece due passi avanti barcollando e poi rinculò
ripiombando sulla sedia che sotto il peso delle vecchia si
stava ribaltando all’indietro. Nico d’istinto bloccò la signora
e la sedia evitando la caduta . I due si si guardarono in faccia
senza dirsi niente. Poi Nico aprì la bocca.
-
Tutto bene signora ? Come sta ?
La
vecchia aveva i capelli bianchi con dei riflessi azzurri, la pelle
era lucida e cadente come cera sciolta, gli occhi persi nel vuoto.
-
Bene grazie, sto bene, è gentile non si disturbi.
Nico
non sapeva cosa fare si guardò intorno, ad una decina di
metri quattro donne che chiacchieravano e non si erano accorte
di niente.
-
Con chi è signora ? Devo chiamare qualcuno?
-
Filippo, l’unico è Filippo.
La
vecchia provò a rialzarsi , ma non ci riuscì.
-
Stia seduta signora, - Nico si abbassò per farsi sentire
meglio,- ma dov’è il signor Filippo?
-
Non lo so.- provò ancora a rialzarsi, - lei è così gentile non si
disturbi, ma le scende il sangue dalla testa cosa si è fatto ?.
Aveva
gli occhi spaventati e le tremavano le mani. Nico guardò verso il
lago e vide Lisa di spalle. Si abbassò di nuovo e guardò gli occhi
azzurro chiaro della vecchia.
-
Non è niente signora, è un taglietto,- si pulì il sangue con
il fazzoletto di carta, - adesso vado, tra poco torno e vediamo se il
signor Filippo è venuto a prenderla.
-
Grazie signore, grazie non si deve disturbare, io sto bene. Sono solo
stanca, non era interessante, no io non lo leggo il libro, -
una delle signore si staccò dal gruppo e andò verso Nico con un
sorriso finto e indisponente.
-
Lasci stare - disse, - grazie ci penso io.
-
Sta aspettando un certo Filippo,
-
Filippo è suo figlio e vive in Australia, - disse in maniera secca
la donna- ci penso io grazie, vada pure.
Nico
andò verso la riva del lago, ma Lisa non c‘era più. Tornò
indietro andò al parcheggio , ma la ragazza non era nemmeno lì,
andò verso i bagni, tornò di corsa sulla riva del lago,
ma niente , non c’era; ritornò al parcheggio c’erano ancora una
decina di auto.. Guardò la camicia, c’era una macchia di sangue
sulla manica.
Attraversò
il prato titubante , la vecchia era ancora seduta sulla sedia,
mentre la signora era tornata nel gruppo.
-
Cosa è successo ? - chiese la vecchia, mentre lui era assorto nei
suoi pensieri.
-
Niente cercavo una ragazza, con i capelli corti e una gonna lunga
marrone chiaro, non la trovo più.
-
L’ho vista passare prima, - negli occhi della donna si accese una
luce, quasi fosse tornata presente a se stessa,- è andata via, credo
sia scappata, mi sembrava triste.
Nico
la guardò incredulo, come se avesse assistito alla resurrezione di
Lazzaro.
-
Guarda che non sono rimbambita, sono stanca e non sto bene, ma quella
ragazza l’ho vista era triste. Di sicuro non voleva essere qui,
questo non è il suo posto, ci sono delle persone , sono quasi sempre
donne, almeno io ho più occhio per le donne, che basta un niente per
farle sentire a disagio, quella ragazza è così. Anch’io non
voglio più stare qui, non ho capito niente di quello che ha detto
quella specie di scrittore da strapazzo. Senti, mio caro, non
so che cosa le mancasse, ma di sicuro mi sembrava un’anima in pena,
una di quelle anime che si nascondano, tu la conosci bene ?
-
No , rispose Nico, - l’ho conosciuta adesso.
La
vecchia prese il fazzoletto nascosto nella manica del golfino, si
soffiò il naso e lo rinfilò nella manica con un gesto sicuro.
-
Perchè la cerchi ?
-
Dovevo portarla a Milano, abitiamo tutti e due a Milano, mi ha detto
che sarebbe venuta con me.
.
Ed è scappata- la vecchia sorrise,- ti ha detto una cosa e ne
pensava cinque diverse contemporaneamente- sorrise ancora, ma poi si
fece seria,- succede, ci sono donne alle quali un pensiero, una
direzione non basta, e tu forse l’hai confusa ancora di più ed è
scappata. Sei stato sincero con lei? Non bisogna mai dire le bugie, a
me dicono sempre un sacco di bugie per farmi stare buona. Tu sei
stato bravo con lei?
-
Sì.
-
Strano, c’è qualcosa che non capisco era triste e scappava , a
anche tu mi sembri troppo nervoso, caro ragazzo mio,hai lo stesso
sguardo del mio Filippo, Filippo è scappato e io sono sola adesso.
Nico
sospirò, la donna di prima si staccò ancora dal gruppo e andò
verso Nico. Lui se ne andò via , raggiunse il parcheggio. Lisa stava
parlando con sua madre appoggiata alla portiera dell’auto, si girò
e lo vide, lui si fermò ad una decina di metri, sorrise e aspettò.
La madre di Lisa entrò in auto sbattendo la porta, lei rimase
qualche secondo immobile, guardò Nico. Lui andò verso di lei,
lei entrò in auto, chiuse la portiera. L’auto partì.
Nico,al contrario di molti che stan sempre lì a cercare,non perse mai sè stesso
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