Il
dottor Oskar, medico chirurgo, padre di due figli, marito di Marta,
presidente del golf club di Lubecca, disse : “ E’ un caso
rognoso.”
Helen,
segretaria , infermiera, madre di Franziska, senza marito, amante di
Oskar, aprì la porta della studio : “Venga professor Bernhard”.
Il
professore entrò, lo sguardo a vagare nella stanza, il passo spedito
seppur caracollante. Dopo aver salutato agitando le braccia posò la
borsa di pelle scolorita per terra e si sedette.
“Allora,
ho letto la sua lettera”. Disse il dottor Oskar. “Ho delle
domande da farle.”
“Prego,
” Rispose il professore. Si guardarono dritti negli occhi.
“Cosa
intende per materia callosa? E’ sicuro che ha assunto lo
stato di callosità ? Questo è un termine medico, chi glielo ha
suggerito?”
Il
professore si sentì sfidato, i medici non gli piacevano; lui
professore di lettere spesso aveva colto un senso di superiorità nei
dottori in medicina. “Sento in prima persona, senza che nessuno me
l’abbia suggerito, sento nitida una sostanza materica dentro
di me”. Alzò la voce come se il medico fosse uno studentello di
prima liceo.
Il
dottor Oskar guardò Helen, e Helen scosse la testa. Il
professore riprese stizzito: “Allora le spiego dottore, il
mio ruolo di professore ha creato uno specie di zoccolo interno,
credo anche molto spesso, dalla testa ai piedi. Non so se sia giusto
chiamarlo zoccolo, escrescenza, strato, protuberanza. I termini
scientifici non mi interessano. Mi piace considerarla una
solidificazione di un comportamento reiterato. In più ci sono parti
dove si è sovrapposta altra materia dovuta al mio ruolo di fidanzato
della signorina Greta e , forse, qui non sono sicuro , deve esserci
anche qualche gnocco indurito a causa del mio ruolo di zio, di
Thomas, il figlio di mio fratello”.
Il
dottor Oskar iniziò a scrivere al pc. Helen prese delle siringhe.
“ Calma
calma non facciamo diagnosi affrettate”. Disse il medico. “Una
cosa per volta, Mi parli del ruolo di professore. Lei sostiene che
si è formata una materia callosa che le condiziona il modo di
camminare . Leggo nella lettera.
“Sì.
“Bernhard il professore, alzò la voce, come se fosse a scuola
davanti alla lavagna. “Si il ruolo di insegnate è entrato in me,
è diventato solido, e cammino un po’ curvo sbracciando e
ciondolando la testa. I miei alunni mi imitano benissimo. Io non so
più cosa voglia dire essere Bernhard, sono il professor Bernhard; lo
sono a scuola ovviamente, ma anche nel mio quartiere, quando vado a
giocare a bocce, quando e vado al mare in Italia, sempre nella
stessa pensione, mi trattano bene, mi coccolano , ma io sono sempre e
solo il professor Bernhard. Oh prego professore, si accomodi, cosa
desidera. Ecco cosa mi dicono anche in Italia.”
“E
come fidanzato, non capisco !” Il dottore si alzò e prese una
torcia elettrica.
“Sì
anche come fidanzato.” Il professore di colpo si afflosciò sulla
sedia, la schiena curva e le braccia a penzoloni. “ Con Greta mi
vendo solo il sabato e la domenica , perchè abita in campagna
a un’ora di macchina e sono sempre io ad andare a trovarla, dicevo
con Greta non sono Bernhard, sì nemmeno con lei, sono il
fidanzato di Greta. Come dire vivo e reagisco a seconda delle
azioni e dei sentimenti della mia findanzata.”
“Ma
lei ha gà quarantasette anni” Il dottore giocherellava con al
torcia passandola da una mano all’altra “ Questo tipo di
intervento, le spiego noi dovremmo asportare quella materia callosa,
radicalmente, con uno strumento a forma di scalpello, questo tipo di
intervento è pericoloso, non possiamo prevedere la sua reazione; in
più è mio dovere spiegarle che la sua non è una malattia, ma una
deformazione che non è assolutamente rischiosa.. Vuole che le dica
quante probabilità di riuscita abbiamo ?”
“Non
credo nelle statistiche.” Rispose il professore. “I numeri non mi
interessano. E poi per me è una malattia, io così non riesco a
vivere, ma credo che lei non riesca a capire”.
Silenzio.
Il
dottore prese la torcia e la infilò in gola al professor Berhard.:
“Ecco, apra di più".
L’infermiera
Helen prese un fazzoletto di carta e lo passò sul mento umido del
paziente:“Firmi questo foglio e procediamo, si stenda sul
lettino”. Helen infilò la siringa nel collo del professore.
Al
risveglio Bernhard vide il faccione bianco di Helen sopra di lui;
si sentiva stanco e vuoto, non riusciva a muovere le braccia e
nemmeno le gambe. Pensò all’effetto dell’anestesia.
“Non
muovo le gambe dottore, e nemmeno le braccia”. Il dottore
sorrise, beffardo, e guardò la sua amante Helen. Prese la gamba
sinistra di Bernhard e la palpò a lungo: “Immaginavo – disse -
Noi ci abbiamo provato, io l’avevo avvertita. Mi ascolti bene
, la materia callosa si era sviluppata più del previsto, io come da
sue indicazioni l’ho tolta tutti., ma da una prima analisi i suoi
organi avevano iniziato un rapporto simbiotico irreversibile con tale
materia . Sign. Bernhard ora lei è come se fosse una carcassa
vuota”.
“E
che si fa dottore?” Bernhard formulò la domanda con calma e
rassegnazione, come, se la sua vita non avesse futuro. L’unica sua
preoccupazione era togliere il disturbo, andarsene a casa e rimanere
solo.
Il
dottor Oskar con gli occhiali a metà naso scriveva al computer.
Arrivò una telefonata e rispose : “Si va bene domani mattina vengo
sarò presente alla premiazione , te lo prometto, sì dai non
ho impegni. “ Ad Helen si illuminò il viso, dopo ogni torneo
di golf il dottore la portava nella sua baita sul lago per una
cenetta romantica.
“Allora
torniamo a noi. Due sono le possibilità . Ora lei è Bernhard,
potrebbe scegliere di rimanere così steso su di un lettino in
una clinica convenzionata; sa dentro di lei non c’è abbastanza
sostanza per permetterle di rimanere in piedi e vivere normalmente. Oppure
potrei trapiantarle una dose sufficiente di materia callosa
artificiale, relativa al ruolo di professore, e se vuole anche di
fidanzato ; così tornerebbe a fare una vita simile a quella di
prima. Oddio non sarà proprio come prima , dovrò stare attento ,
sarà più debole, dovrà prendere delle medicine, e di notte
sentirà dei dolori, di regola per i primi tre mesi, poi si
attenueranno.
“Dottore
mi faccia pensare”. Bernard chiuse gli occhi, con gli arti inermi e
bianco in viso assomigliava ad una salma di un quadro di Rembrandt.
“Bernard,
mi dispiace,- disse il dottore, - ma a quarantasette anni pretendeva
che la vita non l’avesse segnato irrimediabilmente; nel
novantasette per cento dei casi questo tipo di operazione
fallisce.. Non ha voluto saperlo, E’ scienza. E’ scienza!.
Guardi le faccio una confidenza io ho tanta di quella materia
callosa dentro di me che nemmeno se lo immagina. Ci convivo, anzi
sono orgoglioso di tutto ciò che mi appartiene. Le
persone come lei che la ritengono pericolosa, una malattia, sono solo
ignoranti e disinformata.
“Dottore,
proceda per la clinica convenzionata. Faccia in fretta. Ho deciso di esplorare il mio stato di infermità prima di prendere ogni decisione.”
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